Edoardo Pesce: Sono un duro dal cuore tenero

Dall’alto dei suoi quasi 190 cm di statura ti guarda dritto in faccia e ti sorride. Un predatore in continuo movimento. Energia irrefrenabile, vorticosa. Tante parole, tutte infarcite di espressioni dialettali.

Lui è Edoardo Pesce, attore istrionico, trasformista, capace di spaziare in un lampo dai film alle serie Tv e vincitore, nel 2019, del David di Donatello come miglior attore non protagonista nel film Dogman di Matteo Garrone. La durezza dei personaggi che porta in scena viene tradita da quel sorriso sornione. Eppure, dà sempre l’impressione di tenere a bada i propri tormenti e conflitti interiori. Grande tifoso della Roma «Oggi so’ un poco triste perché la Roma ha perso ai rigori, capiscimi», è capace di strapparti una risata ad ogni domanda. Un attore artista, uno di quelli che lasciano sempre il segno. A partire dall’8 giugno lo vedremo di nuovo sul grande schermo con il film Denti da squalo, opera prima di Davide Gentile con l’esordiente Tiziano Menichelli e Virginia Raffaele, presentato in anteprima sul palco dell’Etna Comics 2023.

Che ruolo interpreta nel film Denti da squalo?

«Interpreto il personaggio del Corsaro, ovvero il malavitoso proprietario della villa in cui si svolge la storia. In questa villa, c’è una piscina dove dentro vive uno squalo comprato anni prima dal papà del ragazzo (Claudio Santamaria) e dal Corsaro. E Walter, il ragazzino tredicenne che si ritroverà proprio in quella una villa, dovrà fare una scelta. Nel film rappresento la parte predatoria della vita, quella che ti spinge ad essere forte, tirare fuori i denti e azzannare.»

Ha paura degli squali?

«No, faccio pesce di cognome, amo il mare (ridacchia)»

«E allora di cosa ha paura?»

«Non ho grandi paure, forse mi spaventa un po’ la morte, però cerco di non pensarci… quindi speriamo che mi venga un po’ di demenza senile così non ci penso più.»

Quanto c’è di lei nel personaggio del Corsaro?

«Io e il regista Davide Gentile, abbiamo fatto un lavoro pazzesco: abbiamo costruito insieme il personaggio, lo abbiamo reso un po’ il cattivo delle fiabe. Nel film indosso una camicia particolare, tutta colorata, ho gli zoccoli ai piedi e delle lenti nere da squalo. In pratica “Denti da squalo” è una storia soprattutto per i ragazzi, per spingerli a rallentare e a vivere meglio la loro età, e gli zoccoli sono un omaggio alla generazione anni ‘80 e a mio padre che quando ero piccolo e facevo il monello me li lanciava!»

Nel 2019 ha vinto il David di Donatello come miglior attore non protagonista per il film “Dogman”, di Matteo Garrone. Cosa ha rappresentato questo premio per lei?

«I premi fanno sempre tanto piacere perché sono dei riconoscimenti alla tua professione. Bisogna però dire che il premio è l’insieme di una serie di fattori importanti, ovvero tutta la squadra che ruota attorno al film. In Dogman, il meraviglioso lungometraggio di Garrone, ero circondato da professionisti, persone molto capaci. In pratica ho partecipato a un progetto dove già il cinquanta per cento era perfetto, per cui potevo solo rovinarlo… Posso dire in tutta onestà che è stata una grande soddisfazione. Un punto, non necessariamente di arrivo. Peccato però che mi abbia premiato Brignano, ma solo perché lui è della Lazio.»

C’è un personaggio che non ha ancora interpretato e le piacerebbe fare?

«Sì, c’è. Mi piacerebbe tanto interpretare… Beh, tra un po’ lo faccio, ma non te lo dico così non spoileri nulla!»

Si è mai innamorato?

«Sì. Solo che con l’amore io non ho una gran fortuna. Ci credo, so che è raro ma, ripeto, non ho fortuna. Forse è un po’ il mio tallone d’Achille.»

Che rapporto ha con la fede?

«Sono ateo, anche se ho studiato dalle suore, però rispetto tantissimo chi crede. Io sono più alla messicana, più che credere in qualcosa mi piace rivolgere un pensiero ai parenti che non ci sono più.»

Angela Failla

© Intervista pubblicata su Visto Tv n.29 – 6 luglio 2023 pag. 46/48