‘Little disasters’: quando il dubbio entra in famiglia

Su Paramount+ il thriller psicologico sulla maternità e il giudizio tratto dall’omonimo romanzo bestseller di Sarah Vaughan. La serie esplora colpa, sospetto e le conseguenze delle scelte più difficili, con uno sguardo cinematografico elegante e chirurgico

Cos’è successo a Betsy?

È questo il sottotitolo di Little disasters, un dramma domestico travestito da thriller psicologico, dove l’esplosione non è l’evento in sé, ma la lenta accumulazione di crepe invisibili. Al centro di questo intricato campo minato c’è Diane Kruger, algida e vulnerabile al contempo, perfettamente a suo agio in un racconto che fa dell’ambiguità morale il suo vero motore narrativo.

Tratta dal romanzo di Sarah Vaughan, e disponibile su Paramount+, questa serie è soprattutto una riflessione sui punti di vista. Non esistono personaggi innocenti, e ogni punto di vista è una trappola.

Little disasters

Quattro amiche e un dramma

Little Disasters racconta la storia di quattro donne legate da una amicizia decennale che si spezza a causa di un singolo, traumatico evento. Jess Carrisford (Diane Kruger) è una madre apparentemente perfetta, ma la sua vita cambia il giorno in cui porta la sua bambina Betsy al pronto soccorso per una ferita alla testa. La donna non riesce a dare una spiegazione su come la figlia si sia procurata quella lesione. A occuparsi di lei è la dottoressa Liz Burgess (Jo Joyner), medico e sua amica, che si trova di fronte alla scelta devastante di seguire il protocollo e chiamare i servizi sociali. Questa decisione diventerà una bomba a orologeria, mettendo a dura prova l’amicizia e i rapporti tra Jess, Liz e le altre due amiche, Charlotte Hinman (Shelley Conn) e Mel Quinn (Emily Taaffe), e portando alla luce una serie di segreti profondi.

La potenza dei ruoli femminili

Little Disasters parla di tante cose: maternità, amicizia, senso di colpa. Il trauma della bambina ferita diventa un vaso di pandora. Il sospetto che si insinua e l’amicizia che si sfalda vengono raccontati come una serie di micro-eventi, quasi impercettibili, che cambiano per sempre la direzione delle vite coinvolte. Diane Kruger nei panni di Jess, costruisce un personaggio fatto di silenzi e sguardi sfuggenti. È fragile, sembra che possa frantumarsi da un momento all’altro. Ma, al contempo, la mascella serrata e lo sguardo fisso la rendono impenetrabile. Attorno a lei, un cast femminile compatto e credibile. Jo Joyner, Shelley Conn ed Emily Taaffe costruiscono un gruppo femminile dove ciascun personaggio porta segreti e fragilità che alimentano il conflitto. Non ci sono eroine, non ci sono mostri: ci sono donne che sbagliano, che amano male, che cercano di sopravvivere al peso delle proprie scelte.

Suspense e introspezione

La regia gioca su inquadrature claustrofobiche, silenzi pesanti e campi lunghi che isolano i personaggi, soprattutto Jess, esaltando la tensione psicologica più che il colpo di scena. Suspense e introspezione vengono miscelate in maniera calibrata, trasformando un piccolo evento in una lente sul giudizio, sulla maternità e sui legami che si incrinano sotto pressione. L’adattamento del romanzo di Sarah Vaughan mantiene intatta la scrittura e la profondità psicologica dei personaggi, evitando cliché melodrammatici e puntando al realismo.

Little Disasters è una serie che costringe a rimettere in discussione ciò che si pensava di aver capito. Ogni episodio rilegge il precedente, ogni certezza si sfalda. Il vero disastro, alla fine, non è l’evento iniziale, ma l’impossibilità di tornare a uno sguardo puro sul mondo. È una serie che lascia da soli davanti allo specchio. E non sempre quello che si vede piacerà.

Recensione pubblicata su Taxi Drivers

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